Inquinamento atmosferico e salute cardiovascolare
10/12/25
Nonostante i progressi significativi ottenuti nella prevenzione attraverso il contrasto ai fattori di rischio tradizionali (come il fumo, la sedentarietà e le patologie cardiometaboliche), una quota significativa delle malattie cardiovascolari (oltre il 40%) ha ancora origini non completamente identificate. Tra i fattori emergenti, l’inquinamento atmosferico ha assunto negli ultimi decenni una rilevanza cruciale.
Il rischio ambientale
Un recente documento pubblicato dal Ministero della Salute e redatto dal Gruppo di lavoro sull’impatto dell’inquinamento atmosferico sulle malattie cardiovascolari, un gruppo facente parte dell’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari analizza il ruolo di questo fattore ambientale sulle patologie cardiovascolari. Gli autori rivelano che la “Lancet Commission on pollution and health” ha identificato l’inquinamento dell’aria, sia outdoor che indoor, come il principale fattore ambientale di malattia. Nonostante l’entità del fenomeno, il suo ruolo è stato per anni sottovalutato e spesso trascurato nelle analisi epidemiologiche e nella comunicazione al pubblico. Il suo impatto sulla salute globale è imponente: il Global Burden of Diseases Study stima che l’“air pollution” sia responsabile di circa 9 milioni di decessi all'anno (“probabilmente con una valutazione per difetto”) e che quasi il 60% di questi sia correlato a patologie cardiovascolari, incluse cardiopatia ischemica e ictus. Sebbene il nostro Paese non rientri tra quelli con i livelli più elevati di eventi cardiovascolari legati all'inquinamento atmosferico – spiegano i ricercatori – è evidente che il problema debba essere tenuto in grande considerazione. Ciò vale soprattutto alla luce delle stime in aumento sull'inquinamento in alcune aree geografiche e dei cambiamenti climatici, che possono favorire l’accumulo di sostanze inquinanti nell'ambiente.
Come agisce l’inquinamento
Gli inquinanti atmosferici sono costituiti da una miscela complessa di sostanze, ma i pericoli maggiori per l'apparato cardiovascolare sono associati al Particolato Atmosferico (PM). Le frazioni più fini, in particolare le particelle con diametro inferiore a 2,5 µm (PM2,5), sono in grado di oltrepassare gli alveoli polmonari e di raggiungere il sistema circolatorio.
Una volta nel sistema, queste sostanze innescano una serie di meccanismi fisiopatologici che portano al danno cardiovascolare, come:
- Stress ossidativo e infiammazione: l'ingresso degli inquinanti nella circolazione sistemica è associato all'induzione di un processo infiammatorio a livello polmonare e di stress ossidativo. L'infiammazione e lo stress ossidativo sono considerate le prime risposte, seguite da una risposta sistemica.
- Disfunzione vascolare: l’esposizione al particolato (PM) è associata a un’alterazione della normale dilatazione vascolare e a un incremento della rigidità arteriosa. Sia l’esposizione acuta sia quella cronica possono provocare danno endoteliale e persino compromettere i processi di riparazione vascolare.
- Rischio di trombosi e aritmie: i potenziali effetti a carico dell’apparato cardiovascolare comprendono l’alterazione dei meccanismi della coagulazione, aumentando il rischio di trombosi e infarto. Si può verificare anche un'attivazione del sistema nervoso autonomo che contribuisce a spiegare la risposta cardiovascolare, talvolta rapida, che si manifesta con un incremento delle aritmie e delle sindromi coronariche acute.
L'inquinamento indoor
È importante ricordare che l’inquinamento atmosferico è onnipresente, sia negli spazi aperti (outdoor) sia negli ambienti chiusi (indoor). Poiché trascorriamo la maggior parte del tempo in luoghi confinati, l’esposizione indoor assume un peso particolarmente rilevante: in Italia, i microambienti interni possono contribuire a oltre il 70% delle particelle che si depositano nella regione alveolare.
Le principali fonti indoor comprendono sistemi di combustione, fumo di tabacco, materiali da costruzione, prodotti per la pulizia e, in modo significativo, le emissioni generate durante la cottura dei cibi.
Come prevenire?
Di fronte a un fattore di rischio ambientale così articolato – spiegano gli autori del documento – la prevenzione deve integrare interventi per mitigare l’inquinamento con il controllo dei fattori di rischio individuali. Un elemento decisivo è l’aumento della consapevolezza nella popolazione.
Ecco cosa può fare ognuno di noi ridurre l’esposizione:
Prevenzione Outdoor (All'aperto):
- Monitoraggio: utilizzare le applicazioni disponibili per monitorare la qualità dell’aria e individuare i periodi di peggioramento.
- Attività fisica: sebbene l’esercizio sia benefico, è opportuno evitare o ridurre l’attività fisica all’aperto in zone trafficate o con scarsa qualità dell’aria. L'attività fisica dovrebbe essere praticata, laddove possibile, nelle aree o nelle ore della giornata in cui la qualità dell'aria è migliore.
Prevenzione Indoor (al chiuso):
- Controllo delle fonti di inquinamento: evitare o ridurre l'uso di sorgenti di combustione domestica non essenziali, come candele, incensi e fumo di tabacco.
- Trattamento dell’aria: adottare misure protettive efficaci, come l'utilizzo di sistemi di trattamento dell'aria (purificatori, sistemi di ventilazione meccanica controllata).
- La cucina: la cucina è un microambiente critico. Durante la cottura (specialmente la frittura, che può contribuire per oltre il 50% delle emissioni totali di particolato fine) è raccomandato promuovere una adeguata ventilazione interna aprendo finestre e porte, e installando sistemi di aerazione (cappe aspiranti). Inoltre, gli occupanti passivi (come bambini e anziani) dovrebbero evitare o limitare la loro presenza in cucina durante l'attività di cottura.
Conoscere pienamente il problema e compiere scelte quotidiane adeguate può contribuire in modo concreto a ridurre l’esposizione all'inquinamento e a proteggere la salute cardiovascolare.
Riferimenti
"Inquinamento dell’aria e malattie cardiovascolari", 2025. Gruppo di lavoro sull’impatto dell’inquinamento atmosferico sulle malattie cardiovascolari dell’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari. Pubblicato dal sito del Ministero della Salute