Cuore, il paradosso della campagna

«Paradossalmente, chi vive in ambienti rurali presenta più spesso fattori di rischio cardiovascolare rispetto a chi vive in città». Lo afferma Giuseppe Biondi-Zoccai, docente presso il Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico Chirurgiche all’Università Sapienza commentando i risultati di un recente studio pubblicato sullo European Journal of Preventive Cardiology.

La ricerca, coordinata da Babar Faridi della Northern Ontario School of Medicine University, ha analizzato 37 studi su pazienti colpiti da infarto miocardico acuto o insufficienza cardiaca per un totale di circa 40 milioni di persone, con un periodo di osservazione fino a due anni. Dai dati emerge che chi vive in zone rurali ha in media esiti clinici meno favorevoli rispetto a chi vive in città.  

A pesare non sono le condizioni ambientali, o meglio, non quelle naturali. Come spiega Biondi-Zoccai, il fenomeno è complesso e dipende da molti fattori. Tra le cause principali vi sono ritardi o difficoltà di accesso alle cure specialistiche, la chiusura di ospedali nelle aree rurali, la carenza di personale sanitario e l’assenza di programmi di follow-up strutturati.

«Bisogna anche tener presente le distanze dei servizi di emergenza, ma anche una minore health literacy, una più alta prevalenza di fattori di rischio cardiovascolare (inclusi l’abuso di alcol e fumo), inattività fisica, regimi alimentari non salutari».

L’ambiente, sottolinea Biondi-Zoccai, dovrebbe essere considerato un fattore determinante per la prevenzione cardiovascolare. Anche la scarsa presenza di trasporti pubblici e la mancanza di spazi o infrastrutture ricreative possono favorire stili di vita sedentari e isolamento sociale.

Lo studio di Faridi e collaboratori, evidenzia ancora Biondi-Zoccai, non è un verdetto ma rappresenta una call to action per ridurre le disuguaglianze sanitarie legate al territorio. Elementi come la geografia, le infrastrutture – anche digitali – e le differenze socio-economiche incidono in modo concreto sulla salute cardiovascolare. “Per raggiungere la “cardiovascular justice” saranno richiesti investimenti pubblici sulla salute, il ripensamento dei termini del sistema sanitario e una persistente volontà politica”.


È giunto il momento di garantire che il codice postale di un paziente non sia un indicatore della sua sopravvivenza. Nella medicina cardiovascolare, come nella società – conclude – la distanza non dovrebbe equivalere a disparità.  

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Riferimenti 

  • Biondi-Zoccai G. When rural is worse for cardiovascular health. https://www.escardio.org/Sub-specialty-communities/European-Association-of-Preventive-Cardiology-(EAPC)/News/when-rural-is-worse-for-cardiovascular-care
  • Chandrabose M et al. Built Environments and Cardiovascular Health: review and implications. J Cardiopulm Rehabil Prev. 2022 Nov 1;42(6):416-422. doi: 10.1097/HCR.0000000000000752. PMID: 36342684
  • D'Ascenzi F et al. When should cardiovascular prevention begin? The importance of antenatal, perinatal and primordial prevention. Eur J Prev Cardiol. 2021 May 8;28(4):361-369. doi: 10.1177/2047487319893832
  • Fanaroff AC et al. Rural-Urban Disparities in Cardiovascular Outcomes: Getting to the Root of the Problem. J Am Coll Cardiol. 2022 Jan 25;79(3):280-282. doi: 10.1016/j.jacc.2021.11.016
  • Faridi B et al. Rural-urban disparities in mortality of patients with acute myocardial infarction and heart failure: a systematic review and meta-analysis. Eur J Prev Cardiol. 2025 Mar 18;32(4):327-335. doi: 10.1093/eurjpc/zwae351. PMID: 39470401