Meno infiammazione, meno rischi cardiovascolari
07/11/25
Per l’American College of Cardiology (ACC), massima autorità del settore negli Stati Uniti, bisogna pensare all’infiammazione come a un fattore che può aumentare il rischio cardiovascolare. Non è una novità assoluta ma l’ACC rompe gli indugi e detta le regole al fine di contenere anche questo tipo di rischio.
L’infiammazione e la salute cardiovascolare
I cardiologi americani parlano di infiammazione cronica, silente (non ce ne accorgiamo) e di basso grado. Viene generata dal rilascio di mediatori come citochine e chemochine che giocano un ruolo chiave nella formazione delle placche aterosclerotiche, nella loro rottura e nella trombogenesi causando sindromi coronariche acute, ad esempio l’infarto del miocardio. L’infiammazione, inoltre, apre la strada alla disfunzione endoteliale: ovvero, le cellule che rivestono la superficie interna dei vasi sanguigni iniziano a non svolgere bene la loro normale funzione contribuendo anche allo sviluppo di aterosclerosi.
Misurare l’infiammazione
Per capire se il livello di infiammazione è eccessivo, basta un semplice esame del sangue. Si misurano i livelli della proteina C-reattiva ad alta sensibilità, solitamente riportata con la sigla hsCRP. Questo parametro si considera un biomarcatore e misura lo stato infiammatorio cui siamo esposti. Esistono altri biomarcatori in fase di studio ma hsCRP ha il vantaggio di essere poco costoso, alla portata di tutti i laboratori d’analisi. Secondo l’ACC è confermato il suo valore nel prendere decisioni cliniche sia per la prevenzione primaria, sia secondaria, cioè dopo avere già sviluppato malattie cardiovascolari. Inoltre, gli americani raccomandano l’uso universale dello screening hsCRP: tutti dovrebbero conoscere i livelli di questo biomarcatore e, nel caso, prendere opportuni provvedimenti. In generale, dice ancora lo statement, livelli moderati o ad alto rischio di hsCRP riguardano il 30-35% delle persone in Europa, ancora di più negli Stati Uniti.
La conferma degli studi
La prima prova importante arriva nel 1997 da un famoso studio, il Physician’s Health Study, in cui gli stessi medici si sono sottoposti a svariate analisi, tra cui quella hsCRP. Risultato: questo parametro, qualora elevato, è un robusto predittore di futuri eventi cardiovascolari nelle persone apparentemente sane. Altri studi e metanalisi hanno confermato il dato. Ulteriori indagini hanno osservato che le statine non solo riducono il colesterolo LDL, deleterio per le arterie, ma anche i livelli di hsCRP. Gli studi attestavano un’importante riduzione degli eventi in prevenzione primaria.
Sette regole per ridurre l’infiammazione
Una volta appreso che il biomarcatore hsCPR è troppo alto, che cosa facciamo? In realtà, in prima battuta, dobbiamo concentrarci sui nostri stili di vita, più volte ribaditi. Per l’ACC consistono essenzialmente in questi punti:
- fare più attività fisica, almeno 150 minuti alla settimana di esercizio moderato
- mangiare più frutta, verdura e frutta a guscio (noci, nocciole, mandorle, anacardi, ecc.)
- preferire i prodotti basati sui cereali integrali, l’olio d’oliva e i legumi
- mettere in tavola più cibi ricchi di grassi omega-3: 2-3 pasti alla settimana di pesce
- minimizzare il consumo di carni rosse, di carboidrati refinided e delle bevande ricche di zucchero
- smettere di fumare
- mantenere un peso corporeo adeguato, evitando sovrappeso e obesità.
Sono sostanzialmente gli stessi consigli che vengono sempre suggeriti per la prevenzione cardiovascolare, in caso di ipertensione, o anche per la prevenzione oncologica. Per la dieta orientano sulla mediterranea o sulla DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension, è un piano alimentare ideato per abbassare e controllare la pressione alta). E assumiamo i farmaci, come la statine, quando vengono prescritti dal nostro medico.
Una buona idea
Partecipare allo studio CVRrisk-IT, se la nostra età è compresa tra 40 e 80 anni, può aiutarci a seguire le norme della prevenzione. Avremo in prima battuta un inquadramento dei nostri eventuali rischi cardiovascolari e, in casi di rischio non eccessivo (in caso di rischio molto alto ci verrà consigliato di contattare uno specialista) potremmo essere sottoposti, col nostro consenso, a una specifica analisi genetica e a una visione di imaging: la TC senza mezzi di contrasto, per valutare la presenza di calcio nelle arterie coronariche e a un’ecografia delle carotidi. Esami e e visita sono completamenti gratuiti e non comportano alcun rischio per chi decide di eseguirli.
Riferimenti
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